Un massiccio che sa di montagna e di mare, il Gran Sasso.
Per la prima volta faccio una via di arrampicata qui sul Corno Piccolo. Roccia bellissima il suo calcare, basta appoggiare mani e piedi sulle forme sinuose e avanzare è quasi naturale. Roccia chiarissima, riluce per il sole che oggi splende e non smette di abbagliarci a ogni tiro. Chiusa la via decidiamo di arrivare in cima: da lassù la vista abbraccia tutti i rilievi circostanti e – in fondo – il mare.
Per la prima volta abbino una cima a un vino dello stesso territorio, una terra che sa di mare e di montagna, di acqua e di roccia: l’Abruzzo. Grandissima espressione del vitigno bianco autoctono per eccellenza: il trebbiano d’Abruzzo. Lo caratterizza una lieve opacità che esprime l’artigianalità – firma dell’azienda. La prima olfazione è disarmante: se il sale marino potesse avere un profumo, eccolo nel naso del Trebbiano d’Abruzzo Emidio Pepe (2014). Poi tanta mineralità nello sfondo salmastro. Nitida anche una nota di mandorla amara, che torna in bocca. Dalla descrizione sembrerebbe poco attraente, invece è eccitante e strepitoso, come solo un vino che sa di montagna e di mare può essere.
L’ultima foto è stata scattata da Paolo, amico e guida alpina locale.
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